Parla Gasperini….di tutto di più…..dalle figurine allo scudetto
Gianpiero Gasperini ha partecipato ,con Tullio Gritti, alla presentazione del libro di Luigi Garlando “L’album dei sogni” dedicato alla storia della famiglia Panini, famosa per gli album di figurine.
Ecco quello che hanno detto i due atalantini.
LE FIGURINE
GASPERINI: Il successo che hanno avuto le figurine Panini è stato mondiale. Per noi era una novità vedere fotografati i calciatori, i nostri idoli. Un tempo li vedevi ogni tanto in televisione, avere i primi piani e poterli raccogliere era un’emozione.
GRITTI Le figurine erano il nostro dopo scuola, il papà ci comprava una bustina alla volta non di più. Era come giocare a poker, si apriva la bustina e si controllavano se c’erano doppie.
GASPERINI: Io raccoglievo tutte le figurine e giocavo con le figurine sul tavolo di casa, era una specie di subbuteo. Intanto conoscevi tutte le squadre di calcio. Si andava a scuola con il mazzetto delle figurine doppie. Oggi c’è il telefonino, un tempo si andava col mazzetto e ci si trovava con i compagni a scambiarsele. Li sono nati i primi direttori sportivi, te ne do una me ne dai due. L’altra cosa bella erano le valide con cui potevi comprare dei gadget e la cosa più ambita era la borsa Panini.
GRITTI: Io non avevo una figurina simbolo. Cercavo di finire l’album il primo possibile ma non si riusciva, facevano i furbi quelli della Panini. Poi hanno messo una pagina in fondo all’album per potersi far mandare le figurine che mancavano
GASPERINI: A parte Pizzaballa c’erano altre figurine che mancavano. A un certo punto della stagione c’erano le doppie, triple, quadruple. Era bello il mercato delle figurine alle elementari come era bello il lancio contro il muro
Mio papà mi faceva delle sorprese, comprava quotidianamente “La Stampa”. Al lunedì comprava “Tuttosport” e in mezzo al giornale mi faceva trovare le figurine, Era veramente un’emozione aprire la busta, e oggi vedo che anche per mio nipotino è ancora un’emozione
Da professionista ho iniziato nel 77 in C a Reggio Emilia e l’anno dopo a Palermo in B. In serie B le figurine erano doppie, piccoline e io ero quasi sempre con Montesano, La mia figurina l’ho conquistata a Pescara in serie A. Ricordo benissimo quando arrivava il fotografo storico della Panini. Una persona simpaticissima ed arrivava a sorpresa al mattino. Avevamo sempre gli occhi gonfi e ti faceva sempre la foto col sole in faccia, e comunque anche per noi calciatori era una festa
GRITTI: Sono uscito male con la maglia del Brescia, invece col quelle di Verona e Torino sono uscito meglio
GASPERINI: Le figurine da allenatore le ho visto poche volte. Adesso ogni squadra ha due o tre pagine. Un tempo c’era il mercato a novembre e infatti le figurine uscivano dopo il secondo mercato, Era un mondo diverso anche se i bambini hanno lo stesso entusiasmo.
GRITTI: La figurina del Brescia la cancelliamo. Tengo quella del Verona che sono uscito bene. Gli album mi ricordo quello con la rovesciata di Parola.
IL CALCIO
GASPERINI: Il calcio è sempre stato amato. Gli stadi erano strapieni nel dopoguerra. Il calcio è un gioco straordinario con regole istituite nel 1800 e sono ancora valide e c’è da sperare che non le tocchino perché quando le cambiano fanno danni. È uno sport incredibile dove si gioca la palla con i piedi e dove c’è il gesto tecnico, l’abilità, la tattica. Uno sport che ancora adesso appassiona tutti. Nella vita ci vogliono le idee perché quelli che parlano delle persone sono menti piccole, quelli che parlano di eventi sono menti medie mentre le grandi menti sono quelli che parlano di idee.
I CALCIATORI
GASPERINI: I calciatori sono ragazzi giovani, è cambiato il contesto intorno. Loro sono come i ragazzi di un tempo, alla fine sono ragazzi di 20 anni. E’ cambiata la vita, per i nostri figli e per tutti noi. Oggi i calciatori sono molto più agevolati. Io e Tullio andavamo a fare i contratti da soli, si andava a 20 anni ad affrontare un presidente e due dirigenti. Dovevi andare a chiedere un adeguamento di un milione o due contro gente navigata. Ci pensavi la notte prima ed era una battaglia, ma era un’esperienza che ti formava. Oggi non esiste, ci pensano i procuratori con il giocatore in vacanza. Da un lato hanno molte più conoscenze di noi come tutti i giovani però sotto il profilo della personalità sono più carenti e questo ha un peso.
GIORNALISTI
GASPERINI: Io ricordo Galeone quando giocavo a Pescara e lui era un idolo. C’era una cerchia di giornalisti e lui era fuori tutte le sere a cena. Ma questo non è più possibile, io avevo un rapporto buono con quattro o cinque giornalisti con cui sono ancora amico. C’era un rapporto quotidiano ma se succedeva qualcosa fra compagni ci capivamo e nessuno scriveva niente, era tutto un rapporto diverso, Oggi ci si comporta in modo difensivo, oggi ti fanno delle domande a cui non puoi rispondere perché altrimenti esce un macello. Devi fare l’ipocrita per non fare uscire casini, allora preferisco non parlare e lo faccio come difesa perché è cambiato l’ambiente esterno
GASPERINI
GRITTI: Per chi non Lo conosce può sembrare un po’ fumantino ma dopo quindici anni che ci conosciamo posso dire che lui sa dove può arrivare e quando deve frenare. Lui è molto bravo a gestire le situazioni anche se da fuori non sembra, a volte se la prende anche con me che cono un santo
IL LIBRO
GASPERINI: Credo che questo libro avrà molto successo perché è uno spaccato dell’Italia dal primo dopoguerra e io ho rivissuto qualcosa della mia vita. E’ una lettura che fa riflettere, davvero un bel libro.
ATALANTA
GASPERINI: Quando sono venuto a Bergamo ho sempre pensato fosse un posto particolare, Qui non è vero che giocavano i giovani, giocavano i marpioni e gente matura per poter mantenere la categoria e per fare questo si utilizzavano giocatori esperti. Quando venivo da avversario trovavo uno stadio pieno e una tifoseria accesa e avevo avvertito un ambiente compatto e legato ai valori della terra. All’inizio pensavo fosse una piccola Bilbao, un settore giovanile ricco con ragazzi dotati fisicamente. E io vedevoe volevo l’Atalanta come una squadra di giovani con dei ragazzi che andavano sparati ma per far passare questa idea ci ho messo del tempo. Io ero stato chiaro e avevo detto che venivo a Bergamo per fare questo, ma mi sono trovato a dover fare il boia e tagliare teste. Ma non c’era cultura per questo, poi la partita col Napoli è stata la svolta. Poi abbiamo cambiato, siamo diventati una squadra internazionale e non siamo più stati una piccola Bilbao, Sei anni nel calcio sono una cosa enorme, un conto è un giocatore di 20, uno di 26 e uno di 32. Del settore giovanile oggi c’è solo Scalvini e noi siamo diventati una squadra internazionale. Qui abbiamo sempre sentito l’attaccamento al territorio anche se la pandemia ha cambiato qualcosa. Oggi non è uguale a cinque anni fa, lo sta ridiventando in questo finale di stagione. Tanti giocatori che ci sono adesso non sanno come era anni fa. Io dico sempre, se stai fermo scivoli, ti devi muovere sempre. Per me è un orgoglio avere aperto una strada anche se nel calcio non ci sono i copyright. A maggior ragione devi studiare, ti devi preparare. Chi riesce a mantenere certi valori può sopportare meglio i momenti di difficoltà ma devi accettare il cambiamento,
ZINGONIA
Zingonia è sempre stata aperta poi c’è stata la pandemia. Certo non tutti i giorni ma io spero che riusciremo ad uscire da questa situazione e poter vedere i tifosi a Zingonia
RIMPIANTI ?
Noi dobbiamo prendere sempre le decisioni prima e poi giochiamo contro un avversario e anche se lo studi la partita dipende anche da lui. E’ facile dire dopo che potevamo andare in semifinale in Champions, e magari potevi fare una scelta che ti faceva vincere la partita. Ma è troppo facile andare sull’episodio. Quando fai degli errori poi puoi trovare gli adattamenti. Ma non va mai tutto bene anche nelle partite migliori. La vera umiltà è quella di cercare di migliorarsi. L’umiltà non è stare zitti se ti fanno un torto, abbassare la testa, mettersi in disparte; quella non è umiltà, quello è soccombere. L’umiltà è quando non ti basta, quando ti domandi cosa puoi fare per migliorare. Poi si gioca, si vince e si perde come nella vita. Quando dicono che non abbiamo vinto niente io dico che abbiamo battuto tutti record dell’Atalanta e ogni record e una vittoria. Io quest’estate sono rimasto male perché ho sentito dire a un tifoso dell’Atalanta, un vero tifoso, che invidiava quelli del Verona perché loro hanno vinto uno scudetto. Mi sono cascate le palle e ho capito che era un momento difficile per Bergamo e quando arrivi qui diventa un po’ più difficile. Detto questo lavoreremo per cercare di vincere lo scudetto.
EUROPA
A Manchester dopo il primo tempo nel secondo noi andavamo in bici loro in moto. Col Liverpool non riuscivamo a prenderli, nemmeno a fare il fallo. Io dico sempre che il ritmo non lo dettiamo noi, lo fa l’avversario. Se lui va piano noi andiamo un po’ più forte; ma se loro vanno forte c’è il rischio di andare fuori giri. Anche con la Dinamo abbiamo imparato. Questo ci ha fatto crescere, se incontri i più forti prendi gli schiaffi ma impari, ma questo vale anche nella vita. Io dico che si sale ma prima o poi il declino arriva, la capacità è spostarlo più in là possibile ma se resti fermo sei sicuro che subirai il declino. L’Europa ci ha dato una grande possibilità e ha fatto crescere i nostri giocatori e la Champions è stata straordinaria. Non ho mai pensato che eravamo i più forti, nemmeno in Italia; siamo stati i più bravi , tante volte, Quest’anno siamo meno bravi, soprattutto in questo periodo. Ma siamo sempre gli stessi, e tutti si impegnano e non abbiamo casi di spogliatoio e niente altro. Siamo stati meno bravi, con lo stesso impegno di sempre.
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