Tifare Atalanta a Los Angeles
Tommaso, bergamasco, tifoso atalantino vive negli States da ormai tre anni. Prima nella est cost, a New York, e ora nella west cost, a los Angeles. In questo breve scritto ci racconta come si vive il tifo neroazzurro oltre oceano.
Mi chiedono spesso cosa mi manchi di Bergamo da quando vivo negli Usa. Non è di certo il cibo, dato che oramai qui a ben cercare si trova pure la polenta taragna. E nemmeno gli atalantini, dopo che ne ho conosciuto un piccolo ma agguerrito gruppo a New York. La più grande scocciatura del vivere in America è che la Dea gioca sempre troppo presto. Spesso in piena notte, ora che mi sono spostato a Los Angeles. Il rituale della partita mattutina aiuta a cominciare bene la giornata, con una tazza di caffè in una mano e il telefono nell’altra, per scandalizzarci e commentare sul nostro gruppo WhatsApp “Nè sportivi né ospitali – Hooligans NY” tutti i torti arbitrali e tutte la la meraviglia di questa Magica Atalanta
L’ormai storico gruppo è formato da Andrea, Fabio Oliviero e Giovanni. Ricorderò sempre la prima volta che ci siamo incontrati da Giovanni a Williamsburg per goderci un 7-0 all’Olimpico contro il Toro. Si, quello in cui Ilicic ha segnato da metà campo e siamo tutti letteralmente impazziti. Nel GMT Newyorkese la partita cominciava alle 9 di mattina ma siamo arrivati tutti da Giovanni portando birre su birre per acclimatarci. Sorrido nel ripensare a quel bellissimo ricordo ora che le nostre strade si sono divise: chi è rimasto a NY, chi vive a Bergamo, Roma, Miami, in California… A seguirmi sempre in valigia sono le magliette che mi ha regalato mio nonno l’anno della storica qualificazione in Europa, una di Ilicic e una di Masiello.
Tra i gelidi campetti di Brooklyn, i torridi meet up di Los Angeles, le svariate aste del fantacalcio e le passeggiate dopo le vittorie della Dea le ho indossate fino all’usura e sono uno dei regali più cari che ho. Basterebbe chiedere a mia moglie, dato che con quella di Ilicic mi ci sono sposato! L’ Atalanta è sempre nei nostri pensieri e ho notato con orgoglio che finalmente anche in quelli di alcuni americani, specialmente dopo la partita con il Paris Saint Germain. Ho visto un paio di amici tifosi del Real Madrid particolarmente preoccupati dopo il sorteggio: le avventure in Champions oramai ci hanno reso una squadra temuta pure oltreoceano. L’augurio per questa squadra fantastica è quello di non mettere limiti ai sogni. Non è forse vero che, come recita il coro, siam bergamaschi e non conosciamo confine?
Tommaso Fruga
Grafica Valerio Severgnini
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