L’ex più veloce di sempre

L’ex più veloce di sempre

Tanti gli ex storici fra Atalanta e Verona ma pochi quelli “diretti”, quelli che sono passati da una società direttamente all’altra. Ricordiamo Giancarlo Savoia arrivato da Verona in qualità di libero e affermatosi a Bergamo grazie ad eleganza e tempismo a cavallo degli anni ’60 e ’70. Percorso inverso invece per Robert Prytz, arrivato all’Atalanta dalla Svizzera disputò una stagione a Bergamo (1988/89) e poi venne ceduto, forse frettolosamente, al Verona.

Ma dietro quella fretta ci stava l’arrivo, da Verona, di un calciatore super amato a Bergamo: Claudio Paul Caniggia, il grande ex di Verona Atalanta.

CANIGGIA

Caniggia, argentino di Henderson, in patria sta affermandosi con la maglia del River Plate. Fra il 1985 e il 1988 vince un campionato argentino, una Coppa Libertadores, una Coppa Intercontinentale e una Coppa Interamericana. Magari non è stato protagonista di tutte queste vittorie ma si sta facendo apprezzare. Nel 1988 il Verona lo porta in Italia dove si fa subito notare.

Chioma bionda e lunga, fisico quasi minuto a tratti sembra una gazzella. E ricorda una gazzella anche per la sua velocità tanto che il suo soprannome è “hijo del viento”. A Verona inizia facendosi apprezzare ma a gennaio subisce, a Bologna, un brutto fallo con un infortunio che lo ferma per diverse giornate. Stagione compromessa e non solo dall’infortunio, anche e soprattutto dalle voci sulla sua vita extra calcistica. A Verona ci sono convocazioni in questura e la città è messa sotto sopra dai rumors che riguardano i vips veronesi fra cui lo stesso Caniggia.

AVVENTURA ATALANTA

A fine stagione l’argentino fa le valigie destinazione Bergamo e da lì inizia una storia che dura sino ad oggi. Segna il suo primo gol in campionato a Roma contri i giallorossi il 10 settembre 1989 in una sconfitta per 4-1. E da lì in avanti è tutto un correre con un’andatura dinoccolata per far innamorare la Curva. E la Curva davvero impazzisce per quel giocatore con la fama e il modo di fare un po’ “irregolare”. Inventa per lui un ritornello che lo invoca come giustiziere dell’Italia e portatore di paradisi artificiali.

E lui regala la vittoria a Torino con la Juve e altri gol ancora finendo il campionato a 8 reti. L’anno dopo ne fa 10 con un infortunio rimediato a Zagabria contro la Dinamo. Gli jugoslavi, allora ancora non croati, decisero che l’unico sistema per fermarlo fosse abbatterlo. E poi ancora una stagione a Bergamo. Alla fine saranno 85 partite e 26 reti.

Poi il trasferimento a Roma, la squalifica per doping, altre squadre e un ritorno un po’ malinconico. Un nome che ancora oggi evoca ricordi incredibili. Se Stromberg, suo compagno di squadra, è il capitano per antonomasia Caniggia è il calciatore maledetto. Il Maradona della storia atalantina.

 

Share this post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *