Jeppson: Storia attuale di un ex
Non si può dire che il mercato fra Atalanta e Napoli sia stato ricco di scambi ma qualche nome noto che si è mosso sicuramente c’è stato. Basti ricordare Bepi Casari e Giovanni Vavassori, due bergamaschi e atalantini autentici che furono apprezzati anche all’ombra del Vesuvio. Fra tutti gli ex ce ne è però uno che sicuramente, col suo trasferimento, ha lasciato un solco profondo nella storia italiana, sia calcistica che del costume. Si tratta di Hans Olof Jeppson, detto Hasse, attaccante svedese nato il 10 maggio 1925 a Kungsbacka, una cittadina a 30 chilometri da Goteborg. Primi passi nella formazione locale, poi passaggio all’Orgryte e consacrazione al Djurgarden. Conquista la nazionale, dove sostituisce Gunnar Nordhal, e il suo esordio nel giugno ’49 è col botto, segna una delle tre reti con cui la Svezia batte per la prima volta l’Inghilterra. L’anno dopo con la nazionale partecipa ai Mondiali brasiliani del 1950 dove conquista il terzo posto e segna due reti, entrambe all’Italia.
La stagione successiva (1950/51) conquista il titolo di capocannoniere svedese e diventa per tutti Hasse Guldfot (Hasse piede d’oro). È un campione di calcio affermato ma ha un tarlo in testa, ama il tennis ed è numero nove della classifica svedese. Per restare attaccato a questo sogno da gennaio 1951 gioca per gli inglesi del Charlton praticamente grati, per poter restare dilettante. In Inghilterra ci è andato a studiare l’inglese ma viene convinto dal manager del Charlton a dare una mano alla squadra che effettivamente si salva e lui torna in Svezia. A questo punto entra in ballo l’Atalanta che è in crisi di gioco e risultati e ha bisogno di trovare uno che la “metta dentro”. A lui ci si arriva attraverso le referenze di Casari, che lo ha visto giocare in Brasile, e di Bertil Nordahl. Lo si vuole portare in neroazzurro ma la mediazione è lunga e difficile. Il presidente atalantino Tentorio vola in Svezia per imbastire la trattativa che prosegue a Zurigo dove si conclude, Jeppson avrà tutto ciò che chiede e l’Atalanta avrà il centravanti di cui ha bisogno. A Bergamo arriva a campionato iniziato per una storia di servizio militare e trova un’Atalanta al terz’ultimo posto con quattro punti e 6 gol segnati. Fa il suo esordio il 28 ottobre, quarant’otto ore dopo il suo arrivo, in casa col Como. Vittoria per 1-o e gol di Jeppson. Finisce il campionato con 22 reti in 32 partite e si segnala per la sua potenza e per la capacità di fare gol difficili e a volte di sbagliare quelli facili. La stagione esaltante di Jeppson fa sì che altre squadre italiane si interessano a lui. Fra queste il Napoli dell’armatore Achille Lauro. È ancora Bepi Casari, in forza al Napoli, che fa sapere alla dirigenza bergamasca che Lauro è disposto a fare pazzie per acquistare Jeppson. E Lauro che è in corsa per la poltrona di sindaco di Napoli la pazzia la fa. Settanta milioni all’Atalanta e 35 al giocatore. Jeppson fa le valigie per Napoli e Lauro diventa sindaco.
In un’intervista del 2001 Jeppson racconta così il suo trasferimento:” Mi dispiacque lasciare Bergamo. Anche se c’ero stato solo otto mesi avevo imparato ad apprezzare la semplicità di una piccola città. A Napoli fui invece inghiottito dallo straripante entusiasmo della gente”. Dal suo arrivo al Napoli discendono una serie di fatti, leggende e modi di dire. Lo soprannominano “O banco e Napule” come anni prima un altro calciatore: Colombari. Il soprannome deriva dal fatto che si vocifera che la Banca napoletana ha aiutato Lauro nell’operazione. Così quando alla prima partita viene atterrato da un avversario nel silenzio generale si sente un tifoso urlare “E’ caduto u banco e Napule”. Poi storie di tennis, di tornei a cui partecipa sotto mentite spoglie, di sottane inseguite e di un rapporto difficile fra un calciatore compassato e un presidente sanguigno. Finisce la sua carriera calcistica al Torino e poi, sposata una donna italiana si ferma nel Bel Paese a curare i suoi affari. Questa è la storia calcistica dell’ex più famoso di questa partita. Una storia che ci dice come a settant’anni di distanza le cose si ripetono. Come allora anche oggi ci sono gli svedesi che si innamorano dell’Italia, il calcio mercato pazzo, una squadra capace di fare affari e una piazza che ha bisogno di un presidente particolare.
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